I nuovi morti di fame

Pubblichiamo un comunicato inviatoci dai compagni di Trapani

Lettera da un lavoratore.Qualcuno bussa alla porta. Tu apri e tutto cambia. Il licenziamento è arrivato anche per te. Non fai più parte degli schiavi moderni tenuti in vita da uno stipendio miserabile. E neppure dei candidati alle morti bianche che però hanno un lavoro. Ora sei un morto di fame. Uno dei due, forse tre, nuovi milioni disoccupati del 2009.Il momento del distacco, dell’uscita dalla fabbrica o dall’azienda è stato è uno stato di trance. Il cervello galleggia,tutto è in discussione. Chi l’ha vissuto o lo vive sa che è come un piccolo infarto. Ti senti perso nel nulla e non sai cosa fare. Il giorno prima i cancelli della fabbrica erano aperti e parlavi dei tuoi compagni di politica o di calcio. L’azienda poi chiude, senza un perché, senza avvisare nessuno. Ti trovi alle sei del mattino di fronte ai cancelli con i tuoi colleghi e con i celerini. Poca conversazione, molte manganellate. Se sei precario non hai protezioni. Se sei dipendente hai la cassa integrazione per qualche mese. Sei fuori dal sistema e questo lo capisci solo adesso. La disoccupazione è contagiosa. Se chiude una società, spesso chiudono anche i fornitori. Se i disoccupati in una zona aumentano, in quella zona chiudono negozi e supermercati. Il disoccupato, il morto di fame moderno, è un virus. Abita in un paese governato dall’uomo più ricco, dai parlamentari più numerosi e più pagati, dalle pensioni a senatori e deputati dopo due anni e mezzo. In città è circondato da suv, da evasori fiscali che frodano 250 miliardi di euro all’anno allo Stato, da dipendenti della criminalità organizzata, la prima azienda del Paese per fatturato. Lui non è un politico, un evasore , un criminale, per questo è disoccupato. E’ vissuto in un mondo a parte in cui la parola onestà aveva un significato.Oggi , vediamo persone dignitose che chiedono la carità, che girano per i cassonetti. Non sono extracomunitari, clandestini, zingari, sono italiani e senza lavoro. Sono nuovi morti di fame.

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