GENITORI SEPARATI: Tre consigli concreti e utili della professoressa di Psicologia Clinica Marialuisa Gennari, coautrice del libro “Quando non è per sempre”
Andare d’accordo con l’ex partner a volte è una vera e propria impresa, soprattutto quando si tratta di gestire in maniera condivisa (e coerente) il tempo e le abitudini dei figli.
Qua nessuno c'ha il libretto d’istruzioni canta Luciano Ligabue nella sua celebre “Almeno credo”. Peccato, perché in molti ne avrebbero bisogno quando c’è in ballo un divorzio con figli. Gestire una separazione non è quasi mai semplice, alcuni ci riescono ma per altri andare d’accordo con l’ex partner è una vera e propria impresa. Eppure, una cosa è certa: avere un rapporto sano con l’altro genitore è importantissimo per la crescita dei figli.
Suggerimenti pratici? Li abbiamo chiesti alla professoressa associata di Psicologia Clinica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia Marialuisa Gennari, coautrice insieme al professor Vittorio Cigoli del libro “Quando non è per sempre” (San Paolo Editori). Assieme, abbiamo passato in rassegna gli errori più comunemente commessi dalle mamme e dai papà e alcuni suggerimenti per evitarli. “I figli hanno bisogno di entrambi i genitori e/o comunque di più figure di riferimento per avere a disposizione il maggior numero di strumenti e relazioni per affrontare la complessità della vita", spiega l’esperta. “Tanto più godono di relazioni diverse e modalità comportamentali diverse, tanto più la loro mente si aprirà. Anche per questo è fondamentale avere un buon rapporto con l’altro genitore”.
1. Pensare che, da madre o da padre, si abbia tutto quello di cui un figlio abbia bisogno e far schierare i figli dalla propria parte
"Alcuni genitori, sia le madri che i padri, sono convinti di poter garantire da soli il meglio ai figli. Spesso le mamme immaginano di avere tutti gli ingredienti per crescere un bambino solo perché lo hanno partorito o perché hanno una sensibilità che ‘solo le madri hanno’". Falso. Nessuno dei genitori ha la verità in tasca per quanto riguarda i bisogni del figlio”, sottolinea Gennari. “Sbagliatissimo mettere i propri figli nella condizione di schierarsi, eppure lo fanno in molti. Non sempre consapevolmente e con premeditazione. Nella maggior parte dei casi i figli vengono attratti a sé con un comportamento da vittima, oppure costruendo legami eccessivamente simbiotici alla luce dei quali i bambini pensano che quel genitore sia l’unico in grado di crescerli. O ancora, esasperando gli ‘errori’ o le presunte mancanze del partner ai loro occhi, attaccandolo costantemente. Se una mamma assume una posizione da vittima, per esempio, il figlio si sente in dovere di proteggerla”.
Come evitare di coinvolgerli nelle nostre insicurezze. “È fondamentale cercare di cogliere i bisogni dei bambini e non essere egoisti. In questo modo si può mantenere una relazione migliore anche con l’ex partner, perché non siamo concentrati su noi stessi e sulla nostra frustrazione post-separazione. L’altro mantiene sempre un valore in quanto genitore e noi dobbiamo cercare di promuoverlo come importante risorsa, senza giudicare o estrometterlo se non ne condividiamo le posizioni”.
2. Sottrarre tempo all’altro genitore per far stare il figlio esclusivamente con sé e con la propria famiglia di origine
“Spesso accade senza pensarci troppo, altre volte subdolamente per creare una sorta di ‘clan’ intorno al bambino o ai bambini. Si tratta di quelle situazioni in cui, per esempio, il figlio o la figlia dovrebbero stare con il padre ma la madre, all’ultimo minuto, comunica al genitore di passare a prenderli il giorno successivo (giorno in cui potenzialmente l’altro potrebbe lavorare) perché il bambino o la bambina devono andare al compleanno della zia materna. Oppure, in virtù di presunti benefici di salute, si chiede all'altro genitore di non vedere i figli per lungo tempo perché questi devono godere di lunghi periodi di vacanza, non considerando che privare i figli di un adeguato tempo con l’altro genitore sia un danno rilevante. Un conto è avvisare per tempo dei cambiamenti di programma e avere considerazione per il tempo dell’altro, un altro è far passare il messaggio che una delle due famiglie di origine sia più importante dell’altra. Avvisare all’ultimo sminuisce l’importanza della frequentazione genitore-figlio”.
Come evitare di diventare possessivi. “È fondamentale facilitare l’accesso dei figli alla famiglia dell’altro. Spesso le famiglie d’origine sono coinvolte nella separazione. Si sentono commenti come ‘La nonna non gli fa fare i compiti’, ‘gli dà da mangiare schifezze’, ‘lo vizia’. Magari ci sono attriti, i parenti si sono intromessi nella separazioni, non c’è una buona comunicazione. Può essere utile chiedere all’altro genitore di monitorare e assumersi responsabilmente l’onere di verificare una certa coerenza educativa, accettando comunque possibili comportamenti diversi nelle due famiglie. In ogni caso, bisogna consentire ai figli di godere della rete familiare per esteso: nonni e zii sono molto preziosi per i bambini, compongono un 'clan' che in questa epoca abbiamo perso e che invece è molto utile”.
3. Confondere i propri bisogni con quelli dei figli
“La continuità educativa è in realtà un bisogno dei genitori, che spesso altrimenti si sentono squalificati”, spiega Gennari. “Ma se i bambini o le bambine a casa della mamma sanno di poter mangiare sul divano e a casa del papà sanno che non possono farlo, riescono ad abituarsi perfettamente alle diverse regole senza sviluppare particolari problemi. In fondo è la stessa cosa che succede andando a scuola o dalla nonna, i bambini imparano molto presto che ogni contesto ha le sue regole e che vanno rispettate. Sotto i tre anni la cosa cambia un po’, lì il bambino ha bisogno di continuità per poter comprendere i vari comportamenti e interiorizzarli. Crescendo però riesce a comprendere le differenze e ad abituarvi senza rischi rilevanti.
Fonte La Repubblica
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