Messa in dubbio la sanità mentale del Camerino. Vergogna al carcere di Enna.


Giuseppe camerino, portavoce di Resistenza in Movimento, è un padre di 45 anni che ancora oggi si trova a dover affrontare bullismo e discriminazioni ingiustificate da parte delle istituzioni giudiziarie. Queste persecuzioni hanno luogo già da quando Camerino inizia a scendere nelle piazze con il suo camper ed un banchetto per chiedere lo sblocco dei PUC e per dare informazioni sul reddito di cittadinanza a chiunque avesse dei dubbi o delle perplessità. Ecco, questo è Giuseppe. È una persona che vuole che le leggi siano chiare ai citadini, che i progetti funzionino, che vuole trasparenza. Il suo operato viene interrotto da degli arresti. Si arriva così al 28 Gennaio, giorno in cui Giuseppe inizia uno sciopero del silenzio che prevedeva il non comunicare con le forze dell'ordine tramite le telefonate, ma di lasciare il cancello della proprietà sempre aperto in modo tale da permettere a chi di dovere di verificare la sua presenza all'interno dell'abitazione. Il motivo dello sciopero? Poter permettere alla compagna, in quel momento incinta e adesso madre di due gemelli, di poter ricevere la mamma ed il papà dato che, secondo il magistrato, lo stato di detenzione di Camerino limitava anche la compagna nel ricevere gli affetti più cari. Giorno 1 marzo lui e la compagna si recano al comune dopo aver ricevuto un permesso per dichiarare la nascita dei figli. Giorno 3 marzo viene portato via al carcere di Enna. Nel momento in cui entra in carcere inizia uno sciopero della fame e continua fino a giorno 15 marzo, in cui inizia anche quello della sete. Fissano l'udienza per decidere se riportarlo a casa o tenerlo lì il 18 di marzo. Giuseppe partecipa in videoconferenza ma durante tutta la durata della seduta a lui non viene permesso di parlare. Ad oggi è ancora in carcere perché ha protestato. Entra con una protesta, continua a protestare e continua ad essere punito. Essendo ormai quasi un mese che non mangia e non beve è alimentato da flebo. In questo caso inoltre la protesta legittima e non violenta di Giuseppe viene fatta passare come un problema esistente solo nella testa del Camerino e quindi decidono di iniziare a dargli degli psicofarmaci per "fargli cambiare la visione delle cose". Questa è una cosa gravissima che si aggiunge alla già enorme gravità situazione. Camerino è ingiustamente detenuto all'interno del carcere e continua ad essere trattato come un matto solo perché protesta. È allora questo che quello che vogliamo insegnare ai nostri figli? Che chi lotta, che chi vuole dire la sua deve essere non solo punito ma trattato come un matto? Chi è il vero matto? vogliamo giustizia per Giuseppe Camerino e la vogliamo subito. Con questi gravissimi gesti la giustizia dimostra ancora una volta che se si ha una voce il loro primo obiettivo è quello di stroncarla sul nascere e, se non riescono, di denigrare chi porta avanti un ideale. Camerino lotta per il diritto alla trasparenza, per i diritti della famiglia e per questo viene perseguitato. È il momento di dire basta. 


 

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