30° giorno. La lotta di Camerino continua.




 Giuseppe Camerino, portavoce di Resistenza in Movimento, è un padre di 45 anni che ancora oggi si trova a dover affrontare bullismo e discriminazioni ingiustificate da parte delle istituzioni giudiziarie. Queste persecuzioni hanno luogo già da quando Camerino inizia a scendere nelle piazze con il suo camper ed un banchetto per chiedere lo sblocco dei PUC, servizi per giovani ed anziani, e per dare informazioni sul reddito di cittadinanza a chiunque avesse dei dubbi o delle perplessità. Ecco, questo è Giuseppe. È una persona che vuole che le leggi siano chiare ai citadini, che i progetti funzionino, che vuole trasparenza. Il suo operato viene interrotto da degli arresti. Durante questi arresti Giuseppe si è sempre comportato al meglio, chiamando durante i permessi sia all'uscita che al rientro nella sua residenza. Sempre disposto a far tutto secondo le regole un giorno, mentre si trovava con la sua compagna al sesto mese di gravidanza all'eurospin per fare la spesa, la compagna accusò un malore e nel tentativo di chiamare gli agenti di polizia per comunicare l'eventuale ritardo nel ritorno a casa, cercò di contattarli ma il numero venne bloccato. Lui in quel momento lasciò la compagna all'Eurospin per recarsi immediatamente all'interno della caserma per comunicare il fatto. Dopo qualche tempo arrivò una diffida nella quale non veniva indicato però il motivo. Dopo averlo chiesto arrivò un'altra diffida. Per questo Camerino decide di non utilizzare più i permessi per uscire di casa, dato che lui e la compagna arrivarono a temere di lasciare la residenza, dato che le diffide non erano accompagnate da motivazione. Si arriva così al 28 Gennaio, giorno in cui Giuseppe inizia uno sciopero del silenzio che prevedeva il non comunicare con le forze dell'ordine tramite le telefonate, ma di lasciare il cancello della proprietà sempre aperto in modo tale da permettere a chi di dovere di verificare la sua presenza all'interno dell'abitazione. Il motivo dello sciopero? Poter permettere alla compagna, in quel momento incinta e adesso madre di due gemelli, di poter ricevere la mamma ed il papà dato che, secondo il magistrato, lo stato di detenzione di Camerino limitava anche la compagna nel ricevere gli affetti più cari. Dato che Camerino ha sempre voluto fare le cose nel modo giusto e nel rispetto delle regole aveva già da tempo espresso lo stato d'agitazione chiedendo di parlare con il magistrato. Giorno 1 marzo lui e la compagna si recano al comune dopo aver ricevuto un permesso per dichiarare la nascita dei figli. Giorno 3 marzo viene portato via al carcere di Enna. Nel momento in cui entra in carcere inizia uno sciopero della fame e continua fino a giorno 15 marzo, in cui inizia anche quello della sete. Fissano l'udienza per decidere se riportarlo a casa o tenerlo lì il 18 di marzo. Giuseppe partecipa in videoconferenza ma durante tutta la durata della seduta a lui non viene permesso di parlare. Essendo 30 giorni ormai che non mangia viene costantemente alimentato da flebo. Ad oggi pesa 56kg, avendone persi 20 dall'ingresso al carcere. In questo caso inoltre la protesta legittima e non violenta di Giuseppe viene fatta passare come un problema esistente solo nella testa del Camerino e quindi decidono di iniziare a dargli degli psicofarmaci per "fargli cambiare la visione delle cose". Questa è una cosa gravissima che si aggiunge alla già enorme gravità situazione. Camerino è ingiustamente detenuto all'interno del carcere e continua ad essere trattato come un matto solo perché protesta. Vogliamo giustizia per Giuseppe Camerino e la vogliamo subito. Ricordiamo che Camerino lotta per il diritto alla trasparenza, per i diritti della famiglia, per la protezione della famiglia. La sua protesta pacifica è ad oltranza e si estende per sollecitare il Ministero di Grazia e Giustizia ad assumere difensori nelle carceri italiane, sopratutto in quelle di Brescia e Reggio Calabria, nonché infermieri e medici che risultano carenti ed i detenuti sono ammucchiati nelle celle, abbandonati a sé stessi e con le brandine che si spaccano. Inoltre la protesta si estende al Sindaco per l'attivazione dei PUC, servizi per giovani ed anziani per questo viene perseguitato. È il momento di dire basta. Camerino chiede poi che vengano inviati ispettori al Tribunale di Sorveglianza di Caltanissetta ed a Piazza Armerina.


Incredibile poi il fatto che a Giuseppe manchino solo 3 mesi di pena da scontare (sic) e che gli operatori del carcere gli chiedano di restare per "dare loro una mano", dimenticando forse che lui ha due gemelli neonati ed una compagna che lo aspettano a casa. Gli stessi operatori hanno poi chiesto a Giuseppe di prendere del caffè con un po' di zucchero, un pezzetto di mela o di pane (guarda foto in alto per capire la quantità) per proteggere lo stomaco. Questo per poi, in data odierna, prelevare a Camerino dei campioni di sangue ed urine per sostenere che lui "ha mangiato" e rendere lo sciopero, i suoi sforzi, nulli e denunciarlo. Questo è mangiare? 


Per questo e per tutti i motivi sopra elencati la protesta continua ad oltranza. 



https://enna.gds.it/articoli/cronaca/2022/04/01/detenuto-a-enna-in-sciopero-della-fame-per-protesta-70874d48-96bf-4b54-a746-3774edff789e/#.YkgYMaJwMxQ.whatsapp



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