Giuseppe Camerino cavia delle istituzioni.

Continua la lotta di Giuseppe Camerino che dal 3 di marzo è in sciopero della fame e dal 15 dello stesso mese in sciopero della sete, detenuto ingiustamente al carcere di Enna. Arrivato a 50 giorni Giuseppe inasprisce la protesta, dato che da 10 giorni ha iniziato anche lo sciopero del silenzio comunicando con il personale del carcere attraverso fogli scritti, quando. Lo scorso giovedì Giuseppe è stato portato prima al pronto soccorso di Enna e poi all'ospedale Cannizzaro di Catania per fare dei controlli e degli accertamenti. Al Cannizzaro gli hanno inserito una sonda nasale per alimentarlo attraverso una sacca. Lo hanno poi rispedito in carcere ad Enna, nella sua cella, dove viene nutrito attraverso tale sondino. Da quando glielo hanno messo Giuseppe avverte un forte dolore alla gola, che gli impedisce di deglutire correttamente, alle orecchie ed alla testa, nonche un forte dolore al rene sinistro, alle ossa seguito quindi poi dell'impossibilità di salire e scendere le scale. Le condizioni in cui lo stanno tenendo sono disumane ed è pensabile che Giuseppe sia anche isolato dal fuori, dato che erano state bloccate le lettere che spediva ed i telegrammi che gli arrivavano. Che vergogna. Nonostante questo accanimento Giuseppe non perde la sua forza morale e continua forte e sostenuto. Ricordiamo che tutta questa situazione era partita solo dalla semplice richiesta di Camerino di parlare con il Magistrato. Una richiesta così lecita e semplice sfociata poi in una situazione tanto drammatica quanto simbolica di una società che non funziona. Camerino inoltre tienen ricordare che non tutti gli operatori sono mali, ma che all'interno della struttura carceraria ha trovato persone buone, disponibili, gentili e premurose. Purtroppo però questo non basta. Ad oggi Giuseppe perde 300 grammi al giorno, le ossa scricchiolano e i dolori in tutto il corpo rendono la sua vita un vero Inferno. Questo per noi di Resistenza in Movimento è motivo di orgoglio in quanto la forza del nostro portavoce è la forza del movimento. Tutto ciò però non sarebbe mai dovuto accadere e Camerino che, è sempre stato in buona fede, deve soggiacere ogni giorno al pregiudizio della malagiustizia. In un paese dove muoiono 3 detenuti a settimana, dove le carceri sono sovraffollate, lo stato sembra accanirsi su un attivista che lotta per la famiglia. Allora ci chiediamo: dov'è la giustizia? 

 

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