Camerino trasferito a Palermo dopo due mesi di sciopero della fame e della sete.


Sono passati più di due mesi da quando Giuseppe Camerino è stato ingiustamente portato al carcere di Enna, dove ha iniziato il 3 Marzo uno sciopero della fame ed il 15 dello stesso mese anche quello della sete ed è, ad oggi, anche in sciopero della parola. Dopo essere stato alimentato tramite flebo ed aver perso 26kg, viene portato due settimane fa al Cannizzaro di Catania, dove gli viene inserito un sondino naso gastrico per alimentarlo. Viene poi riportato all'interno della sua cella ad Enna. Il sondino ed il cerotto al naso dovrebbero essere controllati e cambiati almeno a giorni alterni, per permettere alla cute di respirare, ma questo non viene fatto e Camerino viene poi portato all'ospedale per disistruire il sondino stesso. Tanto ci sarebbe da dire sulla noncuranza del personale medico del carcere, ricordando che Giuseppe tiene a precisare che non tutto è marcio e che ci sono operatori valenti, ma ci limitiamo a segnalare l'assurdità di tenere un uomo con sondino all'interno di una cella, dove l'infermiere di turno pulisce gli attrezzi sulle lenzuola del detenuto, piuttosto che in ospedale, controllato e monitorato. Giorno 3 Maggio viene portato al carcere Pagliarelli di Palermo, incredibilmente lontano dalla sua famiglia, per una valutazione psicologica. Lo psichiatra, dopo un breve colloquio, afferma che Camerino non dovrebbe trovarsi lì dato che la sua mente è sana. Viene poi trasferito all'ospedale Civico di Palermo, dove viene curato ed attenzionato. 
L'avvocato ha presentato istanza per far sì che Giuseppe torni vicino alla sua famiglia, ad una compagna ed a due figli neonati che, in questi mesi, si sono visti mancare una figura importante come il papà. 

Pare che ill magistrato del tribunale di Caltanissetta abbia fallito, affermando di aver messo Giuseppe in carcere per "rieducarlo".
Ci chiediamo allora noi di Resistenza in Movimento come si possa pensare che debba essere rieducata e reinserita una persona che da più di 15 anni non entrava in un carcere, che ha vissuto all'interno della società, che è diventato compagno, padre, che ha lavorato ed aiutato tante persone. Siamo ai limiti del ridicolo. Voler a tutti i costi disgregare un uomo solo perché ha l'animo dell'attivista, perché non riesce a girarsi dall'altra parte di fronte alle ingiustizie. Quel comportamento che per loro deve essere punito, per noi è fonte d'orgoglio. 

 

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